2015
“Shalom a Canove” Presentazione della mostra a Padova
Cercherò di raccontarvi questa storia quasi scomparsa dalla memoria collettiva, pur avendo coinvolto due grandi scrittori vicentini, Mario Rigoni Stern e Luigi Meneghello, che poi aveva sposato un'ebrea in fuga, e anche due ebrei testimoni dei fatti, che hanno pubblicato le loro memorie, e inoltre, recentemente due giovani appena laureati autori di documentati saggi sull'argomento.
Nell'aprile del 1941 l'Italia spartì il territorio della Jugoslavia occupata con i nazisti tedeschi e gli altri recenti alleati dell'Asse, gli ustascia nazisti croati e gli ungheresi. L’esercito italiano si trovò così a raccogliere un gran numero di ebrei, che cercavano di entrare nel territorio controllato dall'Italia, una parte della Dalmazia e della Slovenia fino a Lubiana. Oltre a quelli jugoslavi c'erano anche gli ebrei in fuga dalla Germania, dall'Austria e da tutto l'Est balcanico: Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria. Tutti, con ogni mezzo, cercavano di raggiungere la Palestina, l'America o la Svizzera.
Furono 615 gli ebrei portati da Spalato a Vicenza, dove vennero distribuiti in residenza coatta in 30 comuni. Vicenza fu la provincia italiana che ne accolse il maggior numero e Canove il paese che ne accolse di più, perché dava maggior garanzie di controllo, in quanto vi era situata sia la caserma dei carabinieri che il municipio di Roana. Furono oltre 50 gli ebrei costretti a risiedervi.
Mario Rigoni Stern, venuto a sapere tali fatti, nel dopo-guerra li aveva raccontati ne “La segheria abbandonata”.
L'Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, dell'Altopiano dei 7 Comuni, con la collaborazione della Pro Loco di Canove, ha voluto squarciare l’oblio che stava coprendo una parte della nostra storia ed ha organizzato un convegno ed una mostra per ricordare i rapporti di amicizia e collaborazione tra le due comunità.
All’ingresso della canonica di Canove, sotto il campanello, è stata posta qualche anno fa una piccola ceramica, che riporta il saluto “Shalom”, pace in ebraico. Questo saluto benaugurante ha accolto i partecipanti al convegno e alla mostra “Shalom a Canove”.
Al convegno hanno partecipato, oltre che gli ultimi testimoni locali dei fatti, anche l’israeliano Kobi Fleischmann ed il veneziano Ferruccio Neerman, entrambi in diversi modi legati a Canove.
Presenti anche Paolo Tagini e Antonio Spinelli che, con le loro recenti pubblicazioni, “Le poche cose” e “Vite in fuga”, hanno fatto ulteriormente luce su queste vicende, in ambito provinciale e nelle connessioni nazionali.
In Altopiano si rifugiò anche la famiglia di ebrei veneziani Neerman, nella malga Boscosecco, poi base partigiana dei Piccoli maestri, di cui faceva parte Luigi Meneghello.
Anche i figli dei Neerman, Ferruccio, allora quattordicenne, e Olga diciottenne, hanno pubblicato i loro ricordi dell'epoca: “Infanzia rubata” ed “Ebrei per caso”.
I Neerman hanno inoltre proposto di nominare tra i Giusti italiani, a Yad Vashem a Gerusalemme, la guardia forestale di Cesuna Costante Martello, che li indirizzò e protesse nella malga rifugio.
Voglio concludere proprio con le toccanti parole di Olga Neerman, riportate in calce al suo libro, ricordando le molte persone che hanno aiutato i poveri profughi, tra cui la mamma di Adone Lando, Lucia Frigo Pontel, che si sobbarcava lunghi viaggi al manicomio di Vicenza per assistere il povero Gutek Arbisser che, dopo una fallita fuga in bicicletta, aveva “dato di matto”, poi morto ad Auschwitz.
Scrive Olga:
"Grazie agli angeli silenziosi che sapevano e non hanno parlato. Non hanno avuto medaglie nè attestati di benemerenza, nè cippi con incisi i loro nomi, ma soltanto un grazie".
Palazzo Moroni, Padova. Seduti da sx: Mario Frigo Barbiere, Valentino Frigo Milo, Adone Lando